Dove eravamo rimasti. Ora ricordo, ancora guerra...Un aereo mitraglia un carro di fieno...Una ragazza va in giro col coprifuoco, la ronda la insegue e lei corre in casa nostra piangendo.
E ancora. Il fronte è vicino, abbandoniamo il podere. Babbo ha allargato un fosso poi lo ha coperto con le fascine di canapa. Altre famiglie hanno fatto altrettanto accanto a noi. Stiamo dentro questo rifugio quando qualcuno ci avverte che i tedeschi stanno arrivando. Le donne nascondono gli uomini sotto la paglia e noi bimbi ci mettono seduti sul nascondiglio e riesco a sbirciare fuori. Nella pianura sconfinata, due disperati avanzavano allo scoperto e forse pensano che quel fosso interrotto ad intervalli sia una linea di postazioni e spariscono.
Il giorno dopo eravamo tutti fuori a goderci una bella giornata, quando un aereo cominciò a ronzarci intorno e si buttò in picchiata... Babbo commentò : "stai a vedere questo bischero...Tutti dentro!!" Lo vedo ancora, lui rimase fuori e bofonchiando qualche offesa, sventolò il suo cappello e l'aereo se ne andò.
Ma ancora...Paolo ed io siamo distesi su un prato a guardare le nuvole. Ad un tratto il cielo si riempie di aerei microscopici che fanno acrobazie. Si tratta di una battaglia aerea. Un aereo cade a vite...Avevo paura che ci cascasse addosso ma sparì chissà dove.
Un bel giorno la guerra finì e ne cominciò subito un'altra non certo migliore.
Ci siamo trasferiti di nuovo. A Copparo, a piano terra. Poi cambiamo appartamento per salire al primo piano. Poco dopo vado a scuola.
Paterfamilia
mercoledì 18 aprile 2012
giovedì 12 aprile 2012
seriamente2
Da Pitigliano mi ritrovo a Copparo (Fe) località Ponte San Pietro. Ricordo una sera cupa in cui babbo Renato, con le lacrime agli occhi e uno scatto d'ira, strappa un foglio da dieci lire e una signora che mi intrattiene. Forse era giunta la notizia della morte di mio nonno Filiberto.
Un bel giorno, invece, mamma Vilma mi diceva che doveva arrivare "Paolo", mio fratello maggiore che io non ricordavo. Rivedo un vasto vano scale in cui apparve con grande festa.
Altro trasloco. Montiamo tutti su un camioncino, armi e bagagli e un gatto tigrato chiamato minù e mi ritrovo in località Ghetto Dossetti, nome che ora non esiste più, vicino a Jolanda di Savoia (Fe). La pianura è sconfinata, qualche platano enorme, una strada con accanto una fossa, poco lontano un podere a destra, uno a sinistra. Nel nostro era ricavata un'aula scolastica con servizi.
Ora capisco: babbo Renato è il direttore delle scuole...Parte tuti i giorni in bicicletta, mi dicono che va a visitare tutte le altre scuole...
Abitiamo il podere-scuola, con una famiglia di agricoltori molto numerosa. Ci sono anche quattro bambini con nomi strani: Zilde, Zoe, Zobeide, Zelmino.
Qui vivremo il passaggio del fronte.
Alcuni lampi di memoria:
--Una notte mi trovavo in bagno, quando sentii in lontananza i lampi e i tuoni classici di un temporale. Dalla finestra vidi, dalla parte di Ferrara, una gran fumata e all'interno una serie di lampi. Scappai di corsa sull'aia dove ci siamo radunati tutti. Io avevo paura e mamma mi prese in collo per rassicurarmi.
--Una sera, eravamo tutti a letto, due ordigni espodono fragorosamente. Ci buttiamo tutti sotto il letto senza una parola. Molti anni dopo ho capito che si trattava di due colpi di mortaio, forse da 81, esplosi di là dalla canalina.
--Un giorno mi trovo sull'aia. Il più assoluto silenzio è squarciato da due caccia che si inseguono a tutta velocità, a bassissima quota. Un "mosquito" americano era inseguito da un caccia color sabbia. Il mosquito non sembrava avere molte speranze di cavarsela.
--Un'altro giorno il silenzio fu rotto da strepiti e grida, il podere accanto al nostro stava bruciando e siamo andati tutti a vedere. Siamo poi fuggiti quando si vedero soldati tedeschi picchiare, col calcio dei fucili, i contadini che si opponevano alla razzia delle loro mucche.
--Poco tempo dopo, ci trovammo in compagnia di due soldati tedeschi che avevano piazzato una mitragliatrice accanto alla casa. Erano due persone anziane con divise raccattate alla meglio. Uno dei due apostrofò babbo che stava vangando un orticello, dicedo: "He, capitalisten..." e lui rispose: " nisch, arbaiter !"
(Hei capitalista... No, proletario). E tutto finì.
La mattina dopo erano spariti.
--Ma l'avventura che più mi colpì si svolse quella volta che, in aperta campagna si udì un colpo di cannone, che non capimmo dove fosse. Mamma, Paolo ed io, ci buttammo in un fosso con l'acqua agli attribiti.
Poi un pagliaio si allontanò di un centinaio di metri e sparò un altro colpo. Mamma pregava... Il carro armato tedesco, camuffato da pagliaio, si allontanò e sparò di nuovo. Quando capimmo che nessuno rispondeva al fuoco fuggimmo.
Un bel giorno, invece, mamma Vilma mi diceva che doveva arrivare "Paolo", mio fratello maggiore che io non ricordavo. Rivedo un vasto vano scale in cui apparve con grande festa.
Altro trasloco. Montiamo tutti su un camioncino, armi e bagagli e un gatto tigrato chiamato minù e mi ritrovo in località Ghetto Dossetti, nome che ora non esiste più, vicino a Jolanda di Savoia (Fe). La pianura è sconfinata, qualche platano enorme, una strada con accanto una fossa, poco lontano un podere a destra, uno a sinistra. Nel nostro era ricavata un'aula scolastica con servizi.
Ora capisco: babbo Renato è il direttore delle scuole...Parte tuti i giorni in bicicletta, mi dicono che va a visitare tutte le altre scuole...
Abitiamo il podere-scuola, con una famiglia di agricoltori molto numerosa. Ci sono anche quattro bambini con nomi strani: Zilde, Zoe, Zobeide, Zelmino.
Qui vivremo il passaggio del fronte.
Alcuni lampi di memoria:
--Una notte mi trovavo in bagno, quando sentii in lontananza i lampi e i tuoni classici di un temporale. Dalla finestra vidi, dalla parte di Ferrara, una gran fumata e all'interno una serie di lampi. Scappai di corsa sull'aia dove ci siamo radunati tutti. Io avevo paura e mamma mi prese in collo per rassicurarmi.
--Una sera, eravamo tutti a letto, due ordigni espodono fragorosamente. Ci buttiamo tutti sotto il letto senza una parola. Molti anni dopo ho capito che si trattava di due colpi di mortaio, forse da 81, esplosi di là dalla canalina.
--Un giorno mi trovo sull'aia. Il più assoluto silenzio è squarciato da due caccia che si inseguono a tutta velocità, a bassissima quota. Un "mosquito" americano era inseguito da un caccia color sabbia. Il mosquito non sembrava avere molte speranze di cavarsela.
--Un'altro giorno il silenzio fu rotto da strepiti e grida, il podere accanto al nostro stava bruciando e siamo andati tutti a vedere. Siamo poi fuggiti quando si vedero soldati tedeschi picchiare, col calcio dei fucili, i contadini che si opponevano alla razzia delle loro mucche.
--Poco tempo dopo, ci trovammo in compagnia di due soldati tedeschi che avevano piazzato una mitragliatrice accanto alla casa. Erano due persone anziane con divise raccattate alla meglio. Uno dei due apostrofò babbo che stava vangando un orticello, dicedo: "He, capitalisten..." e lui rispose: " nisch, arbaiter !"
(Hei capitalista... No, proletario). E tutto finì.
La mattina dopo erano spariti.
--Ma l'avventura che più mi colpì si svolse quella volta che, in aperta campagna si udì un colpo di cannone, che non capimmo dove fosse. Mamma, Paolo ed io, ci buttammo in un fosso con l'acqua agli attribiti.
Poi un pagliaio si allontanò di un centinaio di metri e sparò un altro colpo. Mamma pregava... Il carro armato tedesco, camuffato da pagliaio, si allontanò e sparò di nuovo. Quando capimmo che nessuno rispondeva al fuoco fuggimmo.
lunedì 9 aprile 2012
seriamente
SERIAMENTE
Un po' della mia storia.
Vedo la luce a Montepescali (GR) nel palazzetto d'Elci (oggi Guicciardini, Corsi ,Salviati), dove la mia nonna Serafina e i miei genitori, Vilma e Renato, abitano in affitto.
Ricordo, di quella casa, un grande camino acceso e una serie di esplosioni terribili, provocate dal fatto che qualcuno ha buttato nel fuoco svariate castagne non castrate. Poi mi trovo seduto per terra, su una terrazza (della stessa casa) con un paesaggio infinito davanti, che comprende tutta la pianura grossetana fino al mare, e a nord fino a Castel di pietra (ex lago Prile). Di fronte, altre terre murate come la mia,Gavorrano, Vetulonia, Buriano. Mi capitava di vedere la littorina della linea di Siena al Braccagni, fino al passaggio a livello di Tondicarlo, di cui parleremo.
Un'altra scenetta. Sono in collo alla mia nonna Serafina e guardo la sua facciona un po' seria, da marescialla, i capelli raccolti in crocchia. La mia mamma ci tiene d'occhio... Ad un tratto nonna bisbiglia " Vilma, stai a vedere..." Io, non si sa perchè, comincio a colpirla in faccia. Il tutto finisce in una gran risata.
Passa un po' di tempo e mi ritrovo a Pitigliano. Un'altra terra murata di cui ricordo la facciata di un palazzo antico con una loggia...o forse mi confondo. Forse anche qui c'era quel grande camino e una finestra da cui si vedeva solo il cielo. Forse il signore un po' corpulento che girava intorno al tavolino di cucina era mio nonno Filiberto. Che non vedrò mai più, lascerà questo mondo nel '43, a 54 anni.
Mi teneva per mano, trascinava con uno spago una scatola di cartone che conteneva quei dolcetti che noi chiamavamo "baci", fatti con la chiara d'uovo sbattuta e canticchiava una nenia...
Un'altra scenetta di Pitigliano: sono in collo ad una vecchietta di cui ricordo solo un neo sotto il mento da cui spuntava un grosso pelo nero, attorcigliato. Si chiamava zì' Richetta e sembrava molto preoccupata... Ricordo che ogni tanto bisbigliava una canzoncina, sempre quella..." va fori d'Italia, va fori straniero..."
Quando mamma mi portava, in collo, all'asilo infilavo il braccio della scollatura. Un giorno qualcuno gli chiese il motivo di quel gesto e lei gli rispose: "che ne so, se il braccio nello scollo non ce lo mette lui ce lo metto io"
E ancora, portandomi a cavalcioni sul petto, ogni tanto bisbigliava: " bello il mi' bimbo, e pensà che 'un ti volevo..." ed io preoccupato :"perchè mamma...perchè?" Non mi ha mai risposto.
Un po' della mia storia.
Vedo la luce a Montepescali (GR) nel palazzetto d'Elci (oggi Guicciardini, Corsi ,Salviati), dove la mia nonna Serafina e i miei genitori, Vilma e Renato, abitano in affitto.
Ricordo, di quella casa, un grande camino acceso e una serie di esplosioni terribili, provocate dal fatto che qualcuno ha buttato nel fuoco svariate castagne non castrate. Poi mi trovo seduto per terra, su una terrazza (della stessa casa) con un paesaggio infinito davanti, che comprende tutta la pianura grossetana fino al mare, e a nord fino a Castel di pietra (ex lago Prile). Di fronte, altre terre murate come la mia,Gavorrano, Vetulonia, Buriano. Mi capitava di vedere la littorina della linea di Siena al Braccagni, fino al passaggio a livello di Tondicarlo, di cui parleremo.
Un'altra scenetta. Sono in collo alla mia nonna Serafina e guardo la sua facciona un po' seria, da marescialla, i capelli raccolti in crocchia. La mia mamma ci tiene d'occhio... Ad un tratto nonna bisbiglia " Vilma, stai a vedere..." Io, non si sa perchè, comincio a colpirla in faccia. Il tutto finisce in una gran risata.
Passa un po' di tempo e mi ritrovo a Pitigliano. Un'altra terra murata di cui ricordo la facciata di un palazzo antico con una loggia...o forse mi confondo. Forse anche qui c'era quel grande camino e una finestra da cui si vedeva solo il cielo. Forse il signore un po' corpulento che girava intorno al tavolino di cucina era mio nonno Filiberto. Che non vedrò mai più, lascerà questo mondo nel '43, a 54 anni.
Mi teneva per mano, trascinava con uno spago una scatola di cartone che conteneva quei dolcetti che noi chiamavamo "baci", fatti con la chiara d'uovo sbattuta e canticchiava una nenia...
Un'altra scenetta di Pitigliano: sono in collo ad una vecchietta di cui ricordo solo un neo sotto il mento da cui spuntava un grosso pelo nero, attorcigliato. Si chiamava zì' Richetta e sembrava molto preoccupata... Ricordo che ogni tanto bisbigliava una canzoncina, sempre quella..." va fori d'Italia, va fori straniero..."
Quando mamma mi portava, in collo, all'asilo infilavo il braccio della scollatura. Un giorno qualcuno gli chiese il motivo di quel gesto e lei gli rispose: "che ne so, se il braccio nello scollo non ce lo mette lui ce lo metto io"
E ancora, portandomi a cavalcioni sul petto, ogni tanto bisbigliava: " bello il mi' bimbo, e pensà che 'un ti volevo..." ed io preoccupato :"perchè mamma...perchè?" Non mi ha mai risposto.
sabato 7 aprile 2012
chi sono
Nemmeno chi dice di conoscermi le sa tutte, di me.
Comincio da zero, ma non pensate di aver a che fare con un "personaggio". Penso di essere una persona normale ma mi sembra giusto che siate voi a giudicare. O forse è meglio passarvi una infarinatina iniziale, così avete modo di capire e scegliere di continuare o meno. Allora:
ho passato la settantina da poco. Se mi tolgo l'apparecchio odontoiatico e sorrido, la mia cagnetta ride.
La mia "marescialla" è "guardia destra" e difficilmente vedo arrivare il gancio sinistro per cui vado al tappeto.
Non abbiamo avuto figli,non per colpa della mia signora. Sono convinto che i nostri eventuali figli si siano rifiutati di mettersi alle dipendenze di tanto padre.
Comincio da zero, ma non pensate di aver a che fare con un "personaggio". Penso di essere una persona normale ma mi sembra giusto che siate voi a giudicare. O forse è meglio passarvi una infarinatina iniziale, così avete modo di capire e scegliere di continuare o meno. Allora:
ho passato la settantina da poco. Se mi tolgo l'apparecchio odontoiatico e sorrido, la mia cagnetta ride.
La mia "marescialla" è "guardia destra" e difficilmente vedo arrivare il gancio sinistro per cui vado al tappeto.
Non abbiamo avuto figli,non per colpa della mia signora. Sono convinto che i nostri eventuali figli si siano rifiutati di mettersi alle dipendenze di tanto padre.
La parziale occlusione della giugulare sinistra mi costringe spesso a vagare in mondi sconosciuti procurandomi amnesie più o meno totali, da cui esco solo tornando all'ultimo luogo che ricordo di aver calpestato,cercando un po'di concentrazione
Ho un fratello,ottimo ingegnere civile, che io chiamo "ingegnero" per sdrammatizzare.Se siete arrivati fin qui, posso continuare.Seriamente.
lunedì 2 aprile 2012
Cercatrova
Attacchiamo da qui
Cari signori, chi mi vuole scrivere mi deve conoscere, per cui, andate avanti!
Cari signori, chi mi vuole scrivere mi deve conoscere, per cui, andate avanti!
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